La Centurazione

Ultima modifica 2 settembre 2024

I Romani sapevano che difendere un territorio appena conquistato voleva dire soprattutto renderlo abitato e poi farlo coltivare da popolazioni amiche. 
La realizzazione di un simile progetto richiedeva la costruzione di nuove vie di comunicazione, la fondazione di colonie ed una radicale ristrutturazione del territorio, con lavori di bonifica, disboscamento, opere idrauliche, costruzione di insediamenti rurali e incremento della coltivazione. 

L'insieme di queste operazioni portava alla cosiddetta realizzazione di una"centuriazione", che era costituita da un reticolo di strade e corsi d'acqua perpendicolari fra di loro, delimitanti grandi aree quadrate di terreno.
Con il termine "centuriazione" si intende quindi quel particolare tipo di delimitazione e di divisione di un territorio, in funzione sia di una sua organizzazione quanto di una sua distribuzione a singoli assegnatari, senza che ciò comporti necessariamente la fondazione di una comunità amministrativamente autonoma. 

L'incrocio di linee rette, parallele ed equidistanti fra loro, allineate rispetto a due linee principali che si incontravano ortogonalmente nel punto centrale della zona soggetta a questa strutturazione agrimensoria, determinava una serie di appezzamenti quadrati di terreno.
Una superficie così suddivisa si chiamava "centuria" e risultava, di solito, come un quadrato di 2400 piedi di lato (1 piede = m. 0,296), pari a 20 "actus" (= m. 710,40) e copriva una superficie di 504.668,16 m2.
I "limites" erano le linee parallele e perpendicolari che delimitavano le centurie e per questo il territorio diviso in tanti appezzamenti dai limites era chiamato dagli agrimensori "ager limitatus". 
I limites erano generalmente rappresentati da strade, ma anche da canali di scolo delle acque (le cosiddette "fossae limitales"). 
Le linee parallele che correvano da est ad ovest erano chiamate "decumani", quelle che andavano da nord a sud "cardines". 


Approfondimento 
Quasi sempre quando si parla di colonizzazione si intende la migrazione di un gruppo umano o di un popolo da un territorio ad un altro, anche se è necessario notare che un gruppo barbaro si sposta, mentre un gruppo civile emigra. 
La colonizzazione, invece, avviene quando gruppi umani civili si stabiliscono su di un territorio inabitato od occupato da uomini di civiltà meno progredita.

La colonizzazione romana fu il tipico esempio della colonizzazione agraria e militare e tale tipologia, che non fu affatto filantropica ed altruistica, era basata piuttosto su motivi utilitaristici, spesso di egoistico sfruttamento economico e politico. 
Si possono evidenziare alcune finalità per un unico risultato: dare I'agerpublicus in premio ai militari che si erano distinti in guerra e che anelavano al posses- so di unfitndus da coltivare per il sostentamento del proprio nucleo familiare e da lasciare in eredità ai figli; creare un saldo presidio di romanità presso i popoli assoggettati per assorbirli con lenta e capillare trasformazione nell'orbita della organizzata società romana; non privare la citià conquistata e sottomessa di una parvenza di autonomia e di libertà nel governo della respubblica ed evitare I'ab- bandono del territorio assoggettato incrementandone lo sfruttamento agricolo con indubbi vantaggi per l'impiego della manodopera e l'incremento dei beni di con-sumo, così necessari alla continua richiesta di mercato. 
La gran parte dei soldati dell'esercitoromano era reclutata dal ceto contadino e l'attaccamento alla terra, come bene-rifugio, era l'aspirazione di quasi ogni romano appartenente ad ogni ceto sociale: Cincinnato, Catone, Varrone, Plinio il Vecchio...21 
La colonia, quindi, nasce come entità militare sia per la difesa degli interessi politici ed economici, che per la sistemazione dei soldati in un'ottica ben definita di inserimento in un contesto sociale produttore di ricchezza. 
La colonia romana fu essenzialmente un'azienda agricola e, in quanto tale, la sua organizzazione fu promossa con tutte le garanzie legislative allo scopo di sti- molarne l'impianto, lo sviluppo e la crescita demografica. 
Per la mentalità moderna, probabilmente, è difficile comprendere la grande importanza che aveva per Roma l'invio di una colonia nei territori occupati, tanto che diverse leggi in differenti epoche ne determinarono con esattezza la fondazione.
A tale proposito può illuminare la frase scultorea di Cicerone:

"Est operae pretium diligentiam maiomm recordari, qui colonias sic idoneis in locis eontra suspicionem periculi collocarunt, ut esse non oppida Italiae, sed propugnacula viderentur imperii"

Le colonie, infatti, non sorsero, come qualcuno con troppa frettolosità afferma, per la sovrabbondanza della popolazione o per ragioni di commercio o di ventura, ma come istituzione organica, nazionale, intimamente connessa con l'economia agricola, con i fini ed i bisogni militari, politici e sociali dello Stato. 
Colonus etimologicamente è il contadino, sia proprietario che affittuario del fondo da lui coltivato e colonia è il fondo stesso, il podere ordinato in fattoria; e poiché la coltivazione dei campi è realizzata in modo collettivo, colonia diventa ed esprime l'insieme dei coloni e dei fondi da essi coltivati. La colonia romana, inoltre, ha un suo carattere peculiare: è fondata dallo Stato, è Roma che colonizza le terre demaniali. Le coloniae civium Romanorum erano composte da cittadini romani e, come prima istituzione di un vero "comune" romano, erano uno degli elementi integrali dello Stato, perché i cives, avendo la cittadinanza romana, godevano degli stessi diritti privati e pubblici e sottostavano agli stessi obblighi dei cittadini di Roma. Nelle coloniae civium Latinorum, invece, i cittadii romani erano una minoranza, mentre la maggior parte dei coloni era formata da stranieri e, specialmente, da soci italici; l'iscriversi in queste liste comportava per i cittadini romani la perdita della cittadinanza romana e I'acquisizione della cittadinanza latina. La colonizzazione era sempre accompagnata da un'assegnazione di terre demaniali, rzgerpublicus,ai coloni che erano obbligati a trasferirsi stabilmente su quelle terre, poiché erano state conquistate e tolte ai popoli vinti, secondo l'antichissimo uso di togliere a costoro almeno un terzo dei loro temtori27 che diventava demaniale.
L'atto con il quale Roma colonizzava un territorio era la dedutio dei coloni ai quali si assegnavano delle terre con lo scopo di rinvigorire le popolazioni e le città sfinite dalla guerra e per costituire stabili presidi militari a difesa del territorio dello Stato.
I coloni, del resto, avevano il compito non solo di occupare e coltivare le terre loro assegnate, ma anche di integrarsi con gli abitanti del luogo i quali, a poco a poco, assimilando gli usi, i costumi e la stessa lingua degli occupanti si rornaniz-zavano; iniziando così la loro convivenza, le due collettività attraverso gli scambi, le amicizie, gli inevitabili matrimoni, i reciproci vantaggi ed i comuni problemi, si fondevano in una comunità unica.
La deduzione di una colonia era per Roma un atto di alta sovranità dello Stato perché solo il potere sovrano dello Stato aveva il diritto di assegnare terre dema- niali a titolo di proprietà, realtà indispensabile in ogni fondazione di colonia. 
Nella Repubblica ogni colonizzazione era preceduta da una lex, una legge, che poteva essere proposta dai consoli al popolo, ma ordinariamente era presentata dai tribuni della plebe. 
Si promulgava, dunque, il decreto (la lex colonica) e si stabiliva di volta in volta il numero dei coloni da inviarsi sul territorio conquistato. Venivano, allora, distribuite delle tavolette che si estraevano a sorte (la sors) sia quando il numero dei richiedenti era superiore a quello stabilito, sia allorché si dovevano reperire altri coloni. Vi erano, dunque, due modi di arruolare i coloni: o l'accettazione di volontari che davano il proprio nome (nornen dare, adscribere), o, quando questi manca- vano, ricorrere alla leva che non era ordinata dai commissari, carenti di ogni veste militare, ma dai consoli29. La colonizzazione consisteva, dunque, in una divisione di terre demaniali fra coloni, e la fondazione avveniva con la stessa solenne ritualita dell'antica fon- dazione di Roma.
Tutto ciò, ovviamente, era stato preceduto dalla misurazione e dalla limitazione delle terre da assegnare, operazioni eseguite dagli agrimensori che provvedevano a tale incombenza con due forme: la centuriatio e la scamnatio o strigatio. 

Nota bibliografica: CAPOMACCIO C. “Pagus Cellularum” Storia di un popolo e di un territorio.


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